Carissima amica,
penso al tanto riguardo con cui sei comparsa nella mia vita e penso alle ferite attuali. Voglio mandarti qualche poesia in italiano. Ecco che quindi ti mando poche righe di Emily Dickinson (nata nel 1830) con una vita molto solitaria e che ha scritto delle poesie bellissime e molto molto intime che tu conoscerai in inglese. E tuttavia a noi ci lega l’italiano e in questa lingua te la invio
A un cuore in pezzi
Nessuno s’avvicini
senza l’alto privilegio
Di aver sofferto altrettanto
Non ti paia presuntuoso mandarti con queste righe qualcosa sul dolore. È così triste soffrire che poco importa tenerne una conferenza. Eppure ho davvero la presunzione di dirti che ho dovuto soffrire parecchio.
Una seconda poesia di Alda Merini è di tutt’altro genere: è molto prescrittiva, un invito alle donne.
Sorridi Donna
Sorridi donna
sorridi sempre alla vita
anche se lei non ti sorride.
Sorridi agli amori finiti
sorridi ai tuoi dolori
sorridi comunque.
Il tuo sorriso sarà
luce per il tuo cammino
faro per naviganti sperduti.
Il tuo sorriso sarà
un bacio di mamma,
La poetessa Alda Merini diceva “Mi piace chi sceglie con cura le parole da non dire”
Ecco una seconda poesia di Emily Dickinson che mi viene in mente dopo diversi mesi di guerra e morte. A volte facciamo già fatica a non rovinare i rapporti con i nostri cari e non riusciamo a cambiare il mondo.
Se potrò impedire a un Cuore di spezzarsi
Non avrò vissuto invano
Se potrò alleviare il Dolore di una Vita
O lenire una Pena
O aiutare un Pettirosso caduto
A rientrare nel suo nido
Non avrò vissuto invano.
Oggi c’è qui un amico di Torino con la sua famiglia. F. mi aveva ospitato a casa sua durante l’università, ma poi ha dovuto lasciare la casa e io scrissi questa poesia di Kavafis sul muro della stanza da letto. Eravamo felici entrambi.
E se non puoi la vita che desideri,
cerca almeno questo,
per quanto sta in te,
non sciuparla nel troppo commercio con la gente,
con troppe parole in un viavai frenetico.
Non sciuparla portandola in giro in balìa
del quotidiano gioco balordo degli incontri e degli inviti
fino a farne una stucchevole estranea.
La penultima poesia è di Fedor Tjutcev
Io la trovo bellissima anche se siamo in estate piena; oggi però è piovuto e trovo qualcosa di autunnale in questo clima.
Sere d’autunno
Nella chiarezza v’è delle autunnali
sere un tenero, un misterioso incanto:
lo splendore degli alberi sinistro,
il languido frusciare delle foglie
porporine, il velato e calmo cielo
sopra la terra triste e desolata,
e, annunzio delle prossime bufere,
un brusco, freddo vento qualche volta,
un mancare e sfinirsi – e quel sorriso
mite di sfioritura, su ogni cosa,
che in essere senziente noi chiamiamo
sacro pudore della sofferenza.
L’ultima poesia è mia e si chiama
Dentro la vita
Buonanotte amica.
La fame o l’idea
della morte
il calcolo, il tempo
la sorte
sapere se è eterna
o finita
sono tutte questioni
dentro la vita.
Al più riusciamo a capire
siamo dentro un contenitore
e passan le ore
ma l’ora che viene a finire
quella non la conosciamo
e allora ricominciamo
partiamo di nuovo
convinti che non sia finita
e siamo di nuovo
dentro la vita.