Poiché l’italiano prevede l’esistenza e l’uso dei nomi professionali femminili (ingegnera come infermiera, ministra come maestra, senatrice come attrice, sindaca come cuoca), il loro mancato uso non è dovuto a motivazioni linguistiche, ma all’idea, più o meno consapevole, che il titolo maschile sia portatore di un maggior prestigio. Assegnare una superiorità di status al titolo al maschile rispetto a quello al femminile non è altro che il retaggio di una visione androcentrica e patriarcale della società, e di conseguenza della lingua.
Da das Italienische die Existenz und den Gebrauch weiblicher Berufsbezeichnungen vorsieht (Ingenieurin als Krankenschwester, Ministerin als Lehrerin, Senatorin als Schauspielerin, Bürgermeisterin als Köchin), ist ihre Nichtverwendung nicht auf sprachliche Gründe zurückzuführen, sondern auf die mehr oder weniger bewusste Vorstellung, dass der männliche Titel ein höheres Prestige hat. Dem männlichen Titel einen höheren Status als dem weiblichen zuzuweisen, ist nichts anderes als das Erbe einer androzentrischen und patriarchalischen Sicht der Gesellschaft und folglich der Sprache.