Caro Sepp,
tu sei un giocatore di calcio, o almeno lo sei stato.
Ecco che ti racconto una storia che io trovo molto bella.
In Italia c’è un cantautore romano che si chiama Francesco de Gregori.
Ha una voce timida e per nulla potente, ma ha talento. Sa suonare la chitarra e il pianoforte e in Italia era considerato un’icona.
Francesco de Gregori ha cantato con molti altri cantautori famosi. Per esempio c’è un disco comune fatto dal genovese (e ormai morto) Fabrizio de André e appunto De Gregori.
Oppure ci sono due concerti molto molto famosi intitolati Banana Republic in cui il cantatutore De Gregori canta e duetta con Lucio Dalla.
Per i cultori della canzone d’autore questo è un concerto importantissimo e felicissimo.
Ebbene De Gregori ha scritto una canzone che si intitola
La leva calcistica del ’68
Ti mando il testo che commenterò di seguito. Tu che hai giocato con Klaus Augenthaler e che conosci la storia sociale e politica degli anni ’60 capirai bene questa canzone.
Sole sul tetto dei palazzi in costruzione,
sole che batte sul campo di pallone e terra
e polvere che tira vento e poi magari piove.
Nino cammina che sembra un uomo,
con le scarpette di gomma dura,
dodici anni e il cuore pieno di paura.
Ma Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore,
non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore,
un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia.
E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai di giocatori tristi
che non hanno vinto mai
ed hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro
e adesso ridono dentro al bar,
e sono innamorati da dieci anni
con una donna che non hanno amato mai.
Chissà quanti ne hai veduti, chissà quanti ne vedrai.
Nino capì fin dal primo momento,
l’allenatore sembrava contento
e allora mise il cuore dentro alle scarpe
e corse più veloce del vento.
Prese un pallone che sembrava stregato,
accanto al piede rimaneva incollato,
entrò nell’area, tirò senza guardare
ed il portiere lo fece passare.
Ma Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore,
non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore,
un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia.
Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette,
questo altro anno giocherà con la maglia numero sette.
C’è un ragazzino con le spalle strette (che pare fosse Bruno Conti della Roma, l’ala che contribuì a far vincere i mondiali del 1982 in Spagna) che fa un provino nei campi di periferia.
Nino ha paura dell’allenatore, ma è bravo e giocherà con la maglia numero sette.
In breve le angoscie e le aspirazioni di un ragazzino nato nel 1968: metafora per parlare del movimento del Sessantotto che ha prodotto tanti e tanti gruppi di sinistra e anarchici, parlamentari ed extraparlamentari.
In un cocerto del 1976 il ragazzo molto bello e molto bravo, Francesco De Gregori viene processato sommariamente da un tribunale del popolo. Ecco che si prende paura e dirà alla fine di non fare più concerti e che mancava solo più l’olio di ricino.
Questo episodio matura nel nostro cantautore il desiderio di parlare in modo metaforico di giocatori che non hanno vinto mai … che sono innamorati da 10 anni con una donna che non hanno amato mai… qualcuno dice la rivoluzione e sono dei perdenti che non hanno mai capito cos’è la rivolzione e ora ridono denrtro un bar come falliti.
Una critica spietata ad una generazione che ha prodotto molti cambiamenti nella società, ma anche molto trasformismo e riflusso.
Saluti comincia il derby fra Torino e Juventus