Caro Sepp,
da pochi giorni non sei più qui su questa terra.
Dopo poche settimane di ospedale sei spirato, noi tutti in grande apprensione vicini in molti modi.
Abbiamo parlato un’ultima volta in ospedale e faticavi a parlare anche perché un tumore molto aggressivo ti finiva e non c’era speranza.
Le parole dei medici erano via via sempre più gravi, sino a che è venuto in chiaro a tutti che non saresti sopravvissuto.
C’è una frase di Mahler che in tedesco suona così: „Tradition ist nicht die Anbetung der Asche, sondern das Weitergeben des Feuers“ che in italiano suona così „La tradizione non è l’adorazione delle ceneri, ma la custodia del fuoco“. (A ben guardare mi dicono che la frase originaria è di Jean Jaurés in francese: La tradition n’est pas le culte des cendres, mais la préservation du feu).
Voglio parafrasare la citazione di Jaurés/Mahler.
„Il ricordo non è il culto delle ceneri, ma la custodia del fuoco“. È bello pensare a te! È una tragedia eppure è una gioia immensa.
Eri un medico e mi spiegavi cose tecniche come il „senso di colpa“ in Freud che io leggevo in un libretto che mi avevi consigliato. Eri molto colto, ma non parlavi mai da un pulpito. Avevi studiato filosofia e anche per questo eravamo molto affini.
Andavamo in bicicletta con Peter, noi tre verso il lago Steinsee. Erano passeggiate bellissime dove io faticavo parecchio e tornavo ragazzo quando la bicicletta era la mia appendice.
E cos’è mai la custodia del fuoco? Secondo me parlare di te, parlare bene di quel che eri, onorare la tua vita straordinaria è un modo per alimentare il fuoco ora che tu non puoi più gettare legnetti nel camino.
La vita è straordinaria e terribilmente imprevedibile. Ce lo insegni tu che in pochi giorni sei mancato. Eppure questa notte (perché di notte scrivo e penso a te!) sei vivo come un fuoco, un ricordo bellissimo di te che mi porti in bici verso un laghetto dove andavate con le tue figliolette piccoline. Parlavi di tafani fastidiosi e ci ricordavamo di Socrate il tafano di Atene.
Oppure chiedevi di ogni pianta il nome.
Pedalavo felice ma sono ancora più felice ora a ricordarti. Che tristezza. Che gioia averti conosciuto.
Io ti porto con me nelle mie notti insonni. Tu ci sei. Tu sei qui.